Mosè.....


basilica di San Pietro in Vincoli a RomaTomba di Giulio II.

Mosè di Michelangelo

La leggenda racconta che Michelangelo, dopo aver completato la statua, le avrebbe scagliato contro un martello gridando "Ora parla!"




Il tema della statua deriva dall'episodio biblico dell’Esodo  nell’antico testamento. L'Esodo racconta la storia di Mosè che ricevette da Dio la missione di condurre gli Israeliti fuori dall’Egitto politeista, in cui vivevano in schiavitù, per guidarli verso una terra che era destinata a loro come dono divino. In questa terra promessa Mosè avrebbe dovuto fondare una nazione basata sul culto di un solo Dio. La storia  del loro travagliato viaggio viene celebrata da almeno tremilacinquecento anni nella festa religiosa della Pasqua ebraica. Come raccontato nell’Esodo, Mosè ed il suo piccolo gruppo di seguaci iniziarono un lungo e pericoloso viaggio dall'Egitto verso ovest, attraverso il deserto del Sinai.
Durante una pausa, il gruppo si accampò alle pendici del Monte Sinai e Mosè salì verso la cima mentre i suoi si riposavano. Dopo l’apparizione di Dio, Mosè ridiscese dal monte con in mano le Tavole della Legge con i Dieci Comandamenti, il fondamento della morale Giudaico-Cristiana.
Quando Mosè ritornò al suo accampamento si accorse, con orrore, che gli Israeliti erano tornati al culto pagano dell’idolatria politeista. Si indignò allo spettacolo della sua gente che ballava intorno al Vitello d'Oro, un idolo pagano, l’antitesi del monoteismo. Da uomo irascibile, quale era, Mosè perse il controllo e ruppe le Tavole della Legge, un atto che, nei secoli, venne interpretato e reinterpretato in molti modi.
Però il Mosè di Michelangelo non è un Mosè che è sul punto di distruggere le Tavole della Legge. Il gigante rivolge uno sguardo intenso verso la sua sinistra. Non c'è alcun dubbio che quest’uomo stia provando una profonda rabbia e delle intense emozioni che sono visibilmente contenute nel suo corpo.  Nella sua mano destra, quella con cui il Mosè tiene le Tavole della Legge, l’indice gioca con la barba e le Tavole sembrano sfuggirgli di mano. La posizione della gambe è tale da dare l'impressione che egli stia per alzarsi e muoversi in avanti. Se lo facesse, le Tavole cadrebbero sicuramente a terra.
Si vede chiaramente l'ira negli occhi e nei muscoli tesi del gigante, ma la tensione del suo corpo ed il gesto di incertezza della mano che gioca con la barba indicano nello stesso tempo esitazione ed incertezza. Il Mosè di Michelangelo è un gigante infuriato, dal carattere irascibile, in conflitto con se stesso . Mosè è pieno d’ira e di delusione verso i suoi seguaci, egli è pienamente consapevole del fatto che quelli sono i suoi fedeli e che non può rischiare di perderli scacciandoli a sua volta. Un’irosa vendetta avrebbe solo rovinato il suo piano rendendolo irrealizzabile. Deve superare la sua rabbia ed invece di fare una ritorsione deve rinnovare la fede dei suoi seguaci per portare avanti la sua missione. In conclusione, questo gigante non è né un uomo comune né un Mosè come tutti gli altri. Michelangelo ci fa vedere un grande leader in un momento di conflitto.
Negli anni ci sono stati varie controversie sulle protuberanze a forma di corno sulla testa del Mosè Genralmente viene sostenuto che questa stranezza derivi da una traduzione errata .
 Il termine ebraico keren doveva essere tradotto come "radiosità" invece che come "corna". In realtà la Bibbia nell’originale ebraico testimonia che dal volto di Mosè emanava della luce. In effetti in molte opere d'arte del primo Rinascimento Mosè viene rappresentato con dei raggi che scaturiscono dalla sua fronte . Durante il tardo Rinascimento, invece, nel periodo in cui la Chiesa Cattolica cercava di dissociarsi completamente dalle origini Ebraiche della fede e combatteva contro il protestantesimo di Lutero, questa traduzione errata fu incoraggiata. Mosè fu mostrato non come un precursore di Gesù e un uomo illuminato, ma come un impostore, il leader di una tribù sbandata, appunto come un diavolo con le corna .

Così va il mondo....

La tomba murale di Giulio II fu completata seguendo il disegno di Michelangelo del 1547, trentaquattro anni dopo la morte di Giulio II .
Sopra il Mosè vediamo la statua di Giulio II in una curiosa posizione reclinata, alla Etrusca, disteso sopra un sarcofago vuoto . In realtà Giulio II è sepolto accanto a suo zio, il Papa Sesto IV, sotto una semplice lastra di marmo, davanti al monumento a Clemente X, nella Basilica di San Pietro. Come era stato stipulato nell’acccordo con la famiglia Della Rovere, solo il volto di Giulio II, nella statua reclinata sul sarcofago, fu scolpito da Michelangelo mentre il resto della statua, le due statue laterali e le decorazioni furono completate dal suo assistente Urbino.
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Fragonard-sacrificio al vitello d'oro-1750-Louvre-Parigi


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